Chiesa di Santa Maria di Loreto

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La Chiesa è situata nella frazione di Arenabianca, l’antica “Cauli “indicata nelle mappe fin dal ‘500, posizionata sull’asse stradale che collega Montesano con Padula La via Aquilia…. che conduce a Reggio attraversando la zona montana di Atena, Padula e Arenabianca a contrada “le pantàne (…).”
La data del 1628 è incisa su quello che può essere considerato l’indelebile “certificato di nascita”, cioè la scritta sul blocco di marmo che poggia sull’architrave dell’antico portale murato in pietra di Padula, visibile sulla facciata laterale della chiesa di Santa Maria di Loreto in Arenabianca: “IUS PATRONAT(US) T(ER)RAE MONT(ISSA)NI. A.D. 1628, ovvero: “Diritto di Patronato della Terra di Montesano. A.D. 1628”. Il termine terra fu usato nei secoli scorsi per designare un centro rurale, un villaggio più piccolo della terra era il casale, agglomerato di poche case.
La data 1628 ricade in un periodo (1580/1636) durante il quale la Universitas Montissani (ciò che oggi intendiamo per Comune) esercitava i diritti feudali sul territorio e, quindi, costruì quel luogo di culto allo scopo, come dice Monsignore Macchiaroli, “di dare ai massari di Montesano, ivi permanenti, un tempietto per adempiervi le pratiche del culto cattolico”.
Le dimensioni della chiesetta erano quelle che si abbracciano con lo sguardo ponendosi davanti al battistero (sito all’interno della chiesa in corrispondenza dell’antico portale murato) e guardando verso il quadro della Madonna collocato sull’altare del Santissimo Sacramento, e tali rimasero in effetti fin oltre la metà dell’Ottocento.
Nel verbale che conclude la Santissima “Visita della Chiesa della Beata Vergine di Loreto in contrada Arena Bianca” del 18 settembre 1687, eseguita dopo la Visita alle chiese e alle cappelle di Montesano, compare, forse per la prima volta in un documento ufficiale, il toponimo del paese vi si trova scritto infatti: “Fuori dall’abitato (di Montesano) havvi chiesa di Santa Maria di Loreto in loco l'arena bianca”.
Segno questo che la chiesetta già allora rappresentava il centro di aggregazione di tanta gente, che prima viveva sparsa nella campagna, tendenza questa che si incrementerà nel corso del Settecento.
Nel 1827 il vescovo di Capaccio Monsignore Filippo Speranza, accogliendo le preghiere delle numerose famiglie che abitavano intorno al sacro edificio, come documentato nella relazione della Santissima Visita del 2 dicembre 1826, eresse il santuario a parrocchia curata (cioè con cura d’anime), officiata da un sacerdote “da eleggersi da un Ordinario da una delle due chiese San Nicola e Sant’ Andrea” di Montesano”.
La cappella fu considerata “Chiesa Succursale” della matrice San Nicola e nominato un sacerdote del Clero di Montesano in qualità di Economo Curato.
Monsignore Valentino Vignone, primo vescovo della neonata Diocesi di Diano (21/9/1850), con Bolla del 12 maggio 1855 riconfermava parrocchia curata, la chiesa di Arenabianca, dopo aver ottenuto, con Regio Rescritto del 2 giugno 1854, la sua indipendenza economica derivanti dalle rendite delle chiese ricettizie di San Nicola e di Sant’ Andrea, entrambe di Montesano sulla Marcellana.
Il 10 giugno 1855 fu nominato, primo parroco “bollato”, Don Domenico Castelli da Monte San Giacomo, che fu immesso nel possesso della parrocchia il 26 dello stesso mese. Questi, con Real Rescritto del 15 marzo 1860, ricevé anche la nomina di Maestro primario.
Uomo di forte e di singolare energia, diede un impulso decisivo all’ampliamento del santuario, reso necessario dall’incremento della popolazione che aveva raggiunto il numero di 1.100 abitanti. I lavori iniziati il 29 agosto 1886 e terminati il 12 agosto 1871, con la costruzione del campanile, cambiarono radicalmente l’assetto del preesistente edificio: la vecchia cappella, orientata ovest-est, con il seicentesco portale di entrata e l’altare sormontato dal bel quadro a olio in stile tardo barocco raffigurante la Madonna di Loreto in volo, insignita del triregno che le copre il capo, opera di autore ignoto, realizzato a cavallo del XVII e XVIII secolo, nei cui tratti pittorici sono evidenti i caratteri e i valori della pittura manieristica, fu inglobata nella nuova chiesa, orientata sud-nord.
Il dipinto si avvale di un monumentale sfondo prospettico di ispirazione bramantesca, introdotto dai due angeli tedofori del primo settecento, dominato da un arco centrale su un cielo stellato, entro il quale si staglia solenne, la figura della Vergine e Regina.
L’interno della chiesa presenta una aula rettangolare, con navate laterali e una abside semicircolare. La volta è a botte con capriate lignee ben conservate.
La chiesa, dal punto di vista architettonico è il risultato della rotazione, in senso antiorario, dell’asse della cappella originaria, con la migrazione del vecchio altare maggiore da oriente, a settentrione rispettando le caratteristiche altimetriche del terreno.
Classicheggianti sono la facciata e l’architettura generale dell’interno, in armonia con il gusto del tempo, ma gli influssi artistici presenti nella chiesa sono di varia ispirazione, l’ingresso è rivolto a sud. Così, ad esempio, il neogotico in voga nella seconda metà dell’ottocento conferisce cifra stilistica al battistero e alla struttura lignea che alloggia nell’abside la statua processionale della Madonna opere successive al parroco di don Castelli.
Visibili ad un occhio attento sono i segni della tradizione certosina padulese sia nelle pitture più antiche sia negli intagli e intarsi dei lavori in legno, di cui è ricco il santuario. Il primo parroco di Arenabianca aveva intanto ottenuto per il nuovo altare maggiore – tramite l’Ordinario Diocesano Monsignore Domenico Fanelli – dal Papa Pio IX, con il Breve del 17 maggio 1867, il Privilegio Perpetuo della liberazione dalle pene del Purgatorio “per l’anima di qualunque cristiano deceduto in unione di carità con Dio”, con la celebrazione di santa messa in suffragio.
Nel 1913 fu finalmente data esecuzione, con un ritardo di oltre quarant’anni, ad una parte importante del progetto del campanile, secondo quanto previsto dal perito Consalvo Conforti di Calvanico (Salerno), “persona d’arte” stuccatore di Calvanico, testimonianza di una lunga e gloriosa tradizione di stuccatori che, come ricordato su una lapide collocata all’entrata del municipio del paese d’origine, hanno praticato nei secoli quest’arte in Italia e nel mondo.
Questi furono lavori a completamento dell’importante opera di ampliamento dell’antico santuario seicentesco con l’installazione della campana grande “a devozione del popolo di Arenabianca.” La perizia tecnica redatta in data 11 gennaio 1871 da Consalvo Conforti e il preventivo di spesa per la costruzione del campanile si trova (Archivio di Stato di Salerno, Prefettura Gabinetto, b. 915).
Il campanile presenta moduli stilistici diversi: i primi due dadi sono dotati di monofore realizzati con conci di pietra grigia, usata anche per gli spigoli e in tutta la costruzione. Una cornice di pietra fa da corona al primo dado è composta da toro e listello, mentre la cornice di pietra del secondo dado è ornata da un pianetto, una gola rovescia e uno sguscio. Queste due parti rappresentano la memoria storica del vecchio campanile nella tipologia seicentesca. Presenta un lato di base di m. 4,50 che per quattro lati ci dà un perimetro di m. 18,00. Un lato della base rappresenta Il muro di fondo, della cappella del Risorto. Il terzo dado che si adegua all’altezza della nuova chiesa è intonacato a rustico, continua il fregio dell’abside e presenta paraste agli spigoli e lesene sulle facciate, alloggia le campane e l’orologio che ha cadenzato giorno e notte la vita di intere generazioni.
Tra il 1933 e il 1934 furono risistemate le cappelle del Santissimo Sacramento e di Cristo Risorto, e venne installato il pulpito in stile neo quattrocentesco progettato dal prof. arch. Emerico Gerbasio; successivamente le nicchie laterali della navata furono dotate di cornici finemente lavorate. Intanto sia le pareti che la volta del sacro tempio furono decorate con una serie di interventi negli anni 1952 e 1972 che conferirono all’interno l’aspetto attuale, contraddistinto da uno stile artistico ispirato alla tradizione pittorica classica italiana.
La Bolla di Monsignore Vignone del 1855 terminava con le parole: “Ci riserbiamo da ultimo di circoscrivere o per mezzo nostro, o di un nostro delegato, i confini della Parrocchia medesima a norma di legge”.
Potrebbe sembrare che quanto fu fatto successivamente, il 21 aprile 1957, sotto l’episcopato di Monsignore Stefano Tinivella, fosse l’adempimento di quel remoto impegno, ma riguardava invece i rapporti tra la parrocchia di Santa Maria di Loreto e la nuova parrocchia del Sacro Cuore Eucaristico di Montesano Scalo.
Oltre alla firma del parroco di Montesano Scalo, don Antonio Cortazzi la mappa che fissa le dimensioni territoriali delle due istituzioni porta anche la firma dell’ultimo parroco di Arenabianca, don Antonio Pascale, che per quasi un cinquantennio è stato la sicura guida della comunità di Arenabianca.
Accanto alla chiesa troviamo un fabbricato antico in muratura che può certamente risalire a fine ‘800 “con una sua forma regolare, rettangolare, composto da tre piani addossati alla sacrestia che era la casa canonica, prima che Don Antonio Pascale costruisse la nuova casa a sue spese e che ha conferito alla Curia. Tra il campanile e la casa Canonica vi sono altri due locali di pertinenza della chiesa, attualmente utilizzati a biblioteca con struttura risalente all’anno 1977 e ultimati nel 1981 come la nuova Casa Canonica. Questo fabbricato è collegato mediante una grande sala connessa ai locali dell’attuale biblioteca parrocchiale, denominata “Monsignore Antonio Pascale” fondata nel 1997 e inaugurata il 17 settembre 1998.

The Church is located in the hamlet of Arenabianca, the ancient "Cauli" indicated in the maps since the ' 500 , positioned on the road axis that connects Montesano with Padula The Via Aquilia…. which leads to Reggio crossing the mountainous area of ​​Atena, Padula and Arenabianca to the district "le pantàne (...)."
The date of 1628 is engraved on what can be considered indelible "Birth certificate", that is the writing on the marble block that rests on the architrave of the ancient walled portal in Padula stone, visible on the side facade of the church of Santa Maria di Loreto in Arenabianca: "IUS PATRONAT (US) T ( ER) RAE MONT (ISSA) NI. TO. 1628 , or: “Right of Patronage of the Land of Montesano. TO. 1628 ". The term land was used in the past centuries to designate a rural center, a village smaller than the earth was the casale , an agglomeration of a few houses.
The date 1628 falls into a period ( 1580 / 1636 ) during which the Universitas Montissani (what we now mean by the Municipality) feudal rights over the territory and, therefore, built that place of worship in order, as Monsignore Macchiaroli says, "to give the permanent massari of Montesano a small temple to fulfill the practices of Catholic worship".
The dimensions of the church were those that embrace each other with the gaze placing themselves in front of the baptistery (located inside the church at the ancient walled portal) and looking towards the painting of the Madonna placed on the altar of the Blessed Sacrament, and these remained in effect until beyond the mid-nineteenth century.
In the minutes that conclude the Holy "Visit to the a della Beata Vergine di Loreto in the Arena Bianca district "of 18 September 1687, carried out after the visit to the churches and chapels of Montesano, the toponym of the town appears, perhaps for the first time in an official document. is written in fact: " Outside the town (of Montesano) you have the church of Santa Maria di Loreto in loco the white arena ".
This is a sign that the even then the church represented the aggregation center of many people, who previously lived scattered in the countryside, a trend that will increase during the eighteenth century.
In 1827 the bishop of Capaccio Monsignore Filippo Speranza, welcoming the prayers of the numerous families who lived around the sacred building, as documented in the report of the Holy Visit of 2 December 1826 , he erected the sanctuary in parish curated (ie with care of souls), officiated by a priest "to be elected by an Order rio from one of the two churches San Nicola and Sant 'Andrea "di Montesano".
The chapel was considered the "Branch Church" of the San Nicola matrix and named a priest of the Clergy of Montesano as Curate Bursar.
Monsignor Valentino Vignone , first bishop of the newly formed Diocese of Diano ( 21/9/1850 ), with Bull of 12 May 1855 reconfirmed the parish curated, the church of Arenabianca, after having obtained, with Regio Rescritto of 2 June 1854 , its economic independence deriving from the revenues of the receiving churches of San Nicola and Sant 'Andrea, both of Montesano sulla Maricani.
On 10 June 1855 the first parish priest "stamped " was appointed, Don Domenico Castelli da Monte San Giacomo, which was placed in the possession of the parish on 26 of the same month. The latter, with Real Rescritto of March 15, 1860 , also received the appointment of primary Master.
Man of strong and singular energy, he gave a decisive impulse to the expansion of the sanctuary, made necessary by increase of the population which had reached the number of 1,100 inhabitants. The works started on 29 August 1886 and finished on 12 August 1871 , with the construction of the bell tower, radically changed the layout of the pre-existing building: the old chapel, oriented west-east, with the seventeenth-century entrance portal and the altar surmounted by the beautiful oil painting in late Baroque style depicting the Madonna of Loreto in flight, awarded the triple crown that covers her head, a work by an unknown artist , built at the turn of the seventeenth and eighteenth centuries, in whose pictorial features the characters and values ​​of mannerist painting are evident, it was incorporated into the new church, oriented south-north.
The painting makes use of a monumental perspective background of Bramante inspiration, introduced by the two torchbearer angels of the early eighteenth century, dominated by a central arch on a starry sky, within which the solemn figure stands out. a of the Virgin and Queen.
The interior of the church has a rectangular hall, with aisles and a semicircular apse. The vault is a barrel vault with well-preserved wooden trusses.
The church, from an architectural point of view, is the result of the rotation, counterclockwise, of the axis of the original chapel, with the migration of the old high altar from the east, to the north respecting the altimetric characteristics of the land.
The facade and the general architecture of the interior are classic, in harmony with the taste of the time, but the artistic influences present in the church are of various inspiration, the entrance is facing south. Thus, for example, the neo-Gothic in vogue in the second half of the nineteenth century confers stylistic features on the baptistery and on the wooden structure that houses the processional statue of the Madonna in the apse, works subsequent to the parish priest of Don Castelli.
Visible to an eye careful are the signs of the Padulese Carthusian tradition both in the most ancient paintings and in the carvings and inlays of the woodwork, of which the sanctuary is rich. Meanwhile, the first parish priest of Arenabianca had obtained for the new high altar - through the Diocesan Ordinary Monsignore Domenico Fanelli - from Pope Pius IX, with the Brief of 17 May 1867 , the Perpetual Privilege of liberation from the pains of Purgatory "for the soul of any Christian who died in union of charity with God ", with the celebration of Holy Mass in suffrage.
In the 1913 "plasterer from Calvanico, testimony of a long and glorious tradition of plasterers who, as mentioned on a plaque placed at the entrance to the town hall of the country of origin, have practiced this art over the centuries in Italy and around the world. < br /> These were works to complete the important extension of the ancient seventeenth-century sanctuary with the installation of the large bell "in devotion to the people of Arenabianca." The technical report drawn up on 11 January 1871 by Consalvo Conforti and the estimate of expenditure for the construction of the bell tower is found (State Archives of Salerno, Prefettura Gabinetto, b. 915).
The bell tower has different stylistic modules: the first two dice they are equipped with single-lancet windows made with gray stone ashlars, also used for the edges and throughout the building. A stone frame surrounds the first nut and is made up of a torus and a strip, while the stone frame of the second nut is decorated with a shelf, an overturned groove and a shell. These two parts represent the historical memory of the old bell tower in the seventeenth-century typology. It has a base side of m. 4.50 which for four sides gives us a perimeter of m. 18.00 . One side of the base represents the back wall of the a cappella del Risorto. The third nut that adapts to the height of the new church is plastered in rustic style, continues the frieze of the apse and presents pilasters at the corners and pilasters on the facades, houses the bells and the clock that has marked the life of entire generations.
Between 1933 and 1934 the chapels of the Blessed Sacrament and of the Risen Christ were rearranged, and the neo-fifteenth-century style pulpit designed by prof. . arch. Emerico Gerbasio; later the side niches of the nave were equipped with finely worked cornices. Meanwhile, both the walls and the vault of the sacred temple were decorated with a series of interventions in the years 1952 and 1972 which gave the interior its current appearance, characterized by a style inspired by the classical Italian pictorial tradition.
The Bull of Monsignore Vignone of 1855 ended with the words: “We finally reserve the right to circumscribe or through us, or through our delegate, the boundaries of the Parish itself in accordance with the law ".
It might seem that what was done subsequently, on 21 April 1957 , under the episcopate of Monsignore Stefano Tinivella , it was the fulfillment of that remote commitment, but instead concerned the relations between the parish of Santa Maria di Loreto and the new parish of the Sacred Eucharistic Heart of Montesano Scalo.
In addition to the signature of the parish priest of Montesano Scalo, Don Antonio Cortazzi, the map that fixes the territorial dimensions of The two institutions also bear the signature of the last parish priest of Arenabianca, Don Antonio Pascale, who for almost fifty years was the sure guide of the community of Arenabianca.
Next to the church we find an ancient masonry building that can certainly date back to the end of the '800 "with its regular, rectangular shape, consisting of three floors leaning against the sacristy which was the rectory, before Don Antonio Pascale built the new house at his own expense and that conferred on the Curia. Between the bell tower and the rectory there are two other rooms belonging to the church, currently used as a library with a structure dating back to the year 1977 and completed in 1981 as the new house Rectory. This building is connected by a large room connected to the premises of the current parish library, called " Monsignore Antonio Pascale " founded in 1997 and inaugurated on 17 September 1998 .