MuMont demo

Cambia in lingua italiana
Change language english
Ascolta in lingua italiana
listen listen in english

Il Museo Civico di Montesano Sulla Marcellana è nato nel 2000, ed ha ottenuto dalla Regione Campania il riconoscimento di museo di interesse regionale ai sensi della L.R. 12 del 2005 e nel 2010, ha assunto anche la denominazione di Etnoantropologico, in coerenza con le tipologie museologiche.
Dal 2017, il museo ha ricevuto una donazione importante dalla famiglia Abatemarco Celso-Mazziotti come collezione storico-artistica destinata ad essere allocata nelle sale del palazzo Gerbasio, ampliando, cosi, le categorie museologiche di riferimento del museo esistente e dando al Museo Civico una connotazione ancor più ricca ed interessante.
La sezione Etnoantropologica del Museo espone una cospicua collezione di oggetti, testimonianza della cultura materiale, sociale e antropologica di Montesano sulla Marcellana e del territorio del Vallo di Diano.
Il Museo Civico nasce a seguito di una diffusa azione culturale “spontanea” di studio e di raccolta delle emergenze culturali materiali e immateriali locali, fino a quando la mole e l’importanza del materiale accumulato, stimolò la naturale scelta di approdare ad una sua musealizzazione stabile.
Con il passare del tempo, il Museo da spazio di conservazione delle memorie storiche di un luogo e di una comunità, ha assunto sempre di più il ruolo di protagonista attivo con la direzione continuativa dal 2011 del prof. Giuseppe Aromando.
Museo come una entità “diffusa e permeabile” capace di produrre cultura e saperi, con un continuo scambio con gli attori del territorio. Questo ruolo il Museo lo svolge non solo con un’attenzione alla cura e alla valorizzazione della collezione, ma anche stimolando i confronti, le ricerche, gli studi, che in continuità e coerenza con la sua identità museologica, si sono imposti come forme di attiva politica culturale locale e territoriale.
La collezione allestita presenta oggetti facenti parte della storia socio-antropologica locale sviluppatasi a cavallo tra il XVIII e XX secolo (prima metà): artigianato, ruralità e vita contadina, religiosità, usi e costumi, produzione e trasmissione dei saperi, insomma ogni categoria della vita singola e di comunità, un insieme di oggetti, che nel tempo sono rimasti stabili nelle loro categorie formali, anche se lentamente si è trasformato il mondo al quale appartenevano. Gli oggetti esposti, nati tutti per funzione d’uso e così tramandati nel tempo, assumono un valore simbolico e di “testimonianza di civiltà”, solo se mantengono leggibile la loro originaria funzione. Per tale ragionamento nell’assetto del museo i pezzi sono esposti in modo da rendere comprensibili le sottili trame di significato e di utilizzo che li legavano al loro mondo originario e allo spazio.
La costituzione del Museo Etnoantropologico è stata una ottima idea per l’utilizzazione della sapienza territoriale che non rappresenta solo la sapienza tecnico scientifica delle università e delle scuole, ma evidenzia la sapienza dei nostri nonni e bisnonni che conoscevano la regola del territorio e come modificarla.

(Prof. Alberto Ziparo relatore della tesi di Scutaro Valerio, intervistato nel 2017 nel comune di Montesano sulla Marcellana ad un convegno patrocinato dal Comune per presentare il lavoro della tesi dal titolo: Riqualificazione Ambientale e Territoriale, un Modello Ecosostenibile di Sviluppo Turistico Integrato nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni: il caso dell’area Pantanelle a Montesano S/M)

La sfida che il museo ha accolto in questi anni è quella di farsi partecipe dei processi di costruzione identitaria sulle cui dinamiche si struttura lo sviluppo di una comunità e quindi quali “memorie collettive”.(Vito Santoro)

Fare museologia antropologica significa agire in forme partecipate agli sforzi di costruzione di nuove “comunità di memoria”.(Pietro Clemente)

L’identità e la memoria non sono oggetti statici da contemplare, ma segni tangibili sui quali costruire, e ricostruire, nuove forme di aggregazione sociale e di comunità, nuovi scenari di sviluppo capaci di tenere nel proprio orizzonte il senso di un Territorio e la Memoria come serbatoio da cui trarre l’alleanza educativa tra scuola e territorio imponendo a un soggetto museale di offrire alle nuove generazioni non solo un luogo di conoscenza, ma anche e soprattutto un soggetto propositivo da protagonista nella vita culturale di Montesano Sulla Marcellana e del Vallo.
Per questo motivo il Museo non poteva mancare come partner attivo nell’offerta formativa degli Istituti scolastici che insistono sul territorio. Inoltre, la direzione museale ha avviato in collaborazione sia con le Università degli studi di Napoli Federico II e l’Orientale UniSA Dispac e UniBas CID e sia con alcuni degli istituti scolastici d’istruzione superiore presenti e operanti in generale nel Vallo di Diano e a Montesano sulla Marcellana. Infatti sono state avviate collaborazioni con diversi istituti superiori del Vallo come il Liceo Artistico Pomponio Leto, l’ Istituto Tecnico per il Turismo di Montesano Sulla Marcellana e l’Istituto di Moda Tullio Cicerone di Sala Consilina con i quali sono stati avviati progetti che hanno visto professionisti e volontari del museo lavorare con docenti e studenti in percorsi di conoscenza e approfondimento degli aspetti della civiltà materiale, linguistica e culturale del luogo, secondo forme di didattica laboratoriale e attiva. Gli oggetti lignei del museo sono stati restaurati dagli allievi del Liceo Artistico di Teggiano “Pomponio Leto” coadiuvati dal laboratorio Colitti di restauro, attivando un laboratorio a scuola in una attività di alternanza scuola lavoro per l’anno scolastico 2017-2018. Questo progetto ha permesso di donare un restauro professionale sugli oggetti lignei, da conservare e tramandare alle nuove generazioni.
I costumi presenti nel Museo sono stati realizzati dagli allievi dell’ITIS Sistema Moda del Tullio Cicerone di Sala Consilina. Mentre gli allievi dell’Istituto Tecnico del Turismo di Montesano Sulla Marcellana hanno attivato percorsi formativi da guide turistiche del territorio di Montesano e dell’intero Vallo di Diano.
Queste forme di collaborazione sono capaci di stimolare una circolarità di saperi e di conoscenze, che ha attivato un arricchimento culturale di grande stimolo per tutti i soggetti coinvolti. Dopo l’attività di restauro degli oggetti lignei nell’attività di alternanza scuola lavoro si è proceduto a definire con gli allievi il rilevo del museo e proporre delle nuove ipotesi per un eventuale nuovo allestimento museale. Fondamentale è il ruolo del museo nei progetti di Servizio Civile Nazionale prima e universale ora, grazie ai quali sono state avviate molteplici iniziative per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio culturale museale oltre che di quello storico, ambientale e naturalistico del territorio. Costanti e proficue le attività di collaborazione con le realtà associative cittadine e dell’intero territorio del Vallo di Diano. Inoltre, il museo è membro della “Rete dei Musei Vallo di Diano”. Dopo i lavori di restauro degli oggetti la direzione ha pensato di procedere ad un nuovo allestimento museale. Si è proceduto dopo la chiusura per l’emergenza sanitaria di prolungare la chiusura ed attivare anche un accurato lavoro di restyling. Il Museo Civico Etnoantropologico di Montesano sulla Marcellana il 5/11/2021 dopo questi lavori è stato riaperto ed ha una nuova denominazione MuMont demo. L’intervento messo a punto dalla direzione museale, ha goduto del cofinanziamento della Regione Campania (L.R. 12/05 UOD 1 DG 12 valorizzazione musei e biblioteche). Progetto voluto dall’Amministrazione Comunale di Montesano sulla Marcellana. Nel riallestimento del museo ci si è posti una domanda: cosa rappresentano gli oggetti esposti?
Sono “solo” una testimonianza storica di un mondo scomparso, che vanno solo raccontati oppure possono essere presentati nel loro divenire storico e nel loro valore d’uso? Si è ritenuto che era anche altro.
Rappresentano la forma nella quale si è sedimentata la memoria, sono le forme di una identità, sono le “pietre di inciampo” di una storia secolare, fatta di tenace attaccamento ad una vita spesso difficile e dura, ostile ai cambiamenti ma fedele ad un nucleo valoriale operoso e duro. Ed in questa veste di “forme della memoria “, che molti oggetti sono esposti cercando di farne emergere il valore iconico nel quale si sedimenta e si riconosce un senso di appartenenza che, scevro di superficiale provincialismo o banale tradizionalismo, si fa espressione di un senso storico capace di accarezzare il ricordo come sentimento collettivo e individuale di puro amore per la propria terra.
“Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”, così scrisse Cesare Pavese e con le sue parole abbiamo voluto aprire il percorso di parole e oggetti con il quale raccontare la dimensione del “Paese”, di quel sottile e tenue filo della memoria che lega uomini e cose, eternamente in bilico tra andare e restare. Dopo le parole di Pavese abbiamo affidato alle voci del Sud lo snodarsi delle immagini, delle suggestioni, dei paesaggi del paese e dei tanti paesi, vissuti e ricordati, letti e sognati, comunque presenti nella nostra memoria come eterne tracce di identità. Abbiamo pensato a questo viaggio demo-letterario nel Sud interno nel quale le parole e gli oggetti dialogano serratamente per raccontare di queste terre, la durezza e la dolcezza, le lotte e le speranze, l’immobile destino e la spinta a cambiarlo. Ovviamente questa riapertura è solo l’inizio di un percorso nuovo, che immaginiamo di continuare sulla strada che oggi apriamo, quella della ricerca storica, della contaminazione dei linguaggi, della congiunzione tra saperi differenti, della complessa costruzione della memoria, che è compito precipuo di un museo, ancor più di un museo Demo Etnoantropologico.
Su questa strada l’attività culturale del Museo ha intenzione di rafforzarsi affinché da luogo di sola conservazione si ponga come piattaforma di studio, confronto e racconto per comprendere fino in fondo e pienamente che”…un Paese ci vuole “.

Contributo di: Direttore Giuseppe Aromando, Arch. Teresa Rotella